Il piccolo principe: recensione del libro di Antoine de Saint-Exupéry

 

Caro lettore,

benvenuto sul blog!

 

Oggi ti parlerò di una storia ormai famosa in tutto il mondo, letta da milioni di persone. Una storia speciale e misteriosa, capace di insegnare ad ogni adulto come ritrovare il bambino che è stato e ad ogni bambino come crescere per diventare un adulto migliore. La prima volta in cui ho stretto tra le mani questo libro, regalatomi da mio padre, è stato molto tempo fa (rabbrividisco al pensiero). Adesso mi sento di dirti che, nonostante rientri ancora tra i miei racconti preferiti, non è stato sempre semplice ricordarsi delle sue preziose lezioni, soprattutto con il passare degli anni. La mia amica Serena qualche settimana fa ne ha realizzato dei segnalibri a tema, così mi ha dato il monito giusto affinché potessi rileggerlo, forse con più attenzione e consapevolezza. Ho deciso quindi di renderti partecipe di questo mio viaggio fra le pagine del “piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry.

 

Sei curioso di scoprirlo attraverso i miei occhi?

Continua a leggere…

 

Recensione

 "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".

"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.

"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".

"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.

"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"

"Io sono responsabile della mia rosa…" ripete' il piccolo principe per ricordarselo.

Un bambino senza nome (l’autore lo chiama “piccolo principe”, ma il suo nome non viene mai menzionato, forse perché custodisce in sé il nome di ogni “bimbo solo nel deserto” che in lui si riconosce?) che abita in un minuscolo pianeta, l’asteroide B 612, compare all’improvviso accanto ad un pilota nel deserto del Sahara. È caduto dal cielo ed ha attraversato il deserto senza avere mai sete, fame o paura. La narrazione stessa procede come sospesa tra cielo e deserto: nella profondità del dialogo tra i due protagonisti. Il pilota si trova in una situazione grave perché non sa come riparare il suo aeroplano e non ha abbastanza provviste, ma immerso nella sua grande solitudine comincia a parlare con il bambino che, con estrema semplicità, gli confida tutti i segreti che la sua vista è riuscita a scorgere durante i suoi percorsi “spaziali”. Il piccolo principe prima di arrivare sulla Terra ha visitato sei asteroidi, quasi grandi come il suo, ossia piccolissimi. Ciò che distingue il suo da tutti gli altri sono i tramonti: una volta, mentre forse era triste, ne ha visti ben quarantatré. Qui deve combattere contro enormi baobab, piante gigantesche e tossiche che nascono continuamente dai semi diffusi in tutta la superfice, prendersi cura di una rosa alimentandola e  riparandola dal vento, spazzare il camino di tre vulcani ( anche di quello spento, non si sa mai). Un giorno, senza saperlo ascoltare, ha abbandonato il suo fiore e lasciato il suo pianeta: troppo giovane per riuscire a distinguere la tenerezza che si nascondeva dietro alle sue spine. Ha iniziato così un cammino tra vari pianeti incontrando passo dopo passo: un re, un vanitoso, un ubriacone, un uomo d’affari, un lampionaio ed un geografo. L’incontro più importante è, però, quello avvenuto con una volpe non addomesticata sulla Terra. La volpe lo ha aiutato a comprendere il significato della vera amicizia, la stessa che alla fine del racconto lo legherà al pilota, nel momento esatto in cui ognuno dei due avrà appreso la propria verità, come se l’uno fosse lo specchio dell’altro. Questo bambino dai capelli dorati e dalla inarrestabile curiosità, al quale l’autore  concede di  pronunciare riflessioni quasi ancestrali sulla vita, si  esprime assumendo un atteggiamento polemico nei confronti del comportamento dei “grandi”. Infatti, tutti i “grandi” che ha conosciuto si sono mostrati avari di sapere ed occupati a giudicare senza capire che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Siamo dinanzi ad un  bambino speciale che sembra essere l’unico in grado di vedere con il cuore. Egli, attraverso l’ingenuità tipica dei bambini ed un'immensa dignità, ci insegna che a volte è necessario perdersi per ritrovare la strada di casa (alla fine grazie all'aiuto della volpe, che da lui soltanto si lascia addomesticare, riesce a tornare dalla sua rosa); é necessario attraversare il deserto per scoprire che anche nel deserto possono nascere i tramonti migliori. Con la sua capacità di stupirsi, di osservare e di amare con il cuore ci insegna la necessità di creare dei legami sinceri come quello che egli stesso riesce ad instaurare con la “sua” volpe e ci mostra quanto l’amicizia dovrebbe essere un sentimento leale. Il piccolo principe ci insegna l’importanza dell’unicità, la grandezza delle piccole cose, la bellezza dell’infinito cielo stellato perché ognuno possa trovare la propria stella; perché ognuno possa trovare sé stesso. Inaspettatamente, poi, scompare come è venuto, immerso nel suo cielo e lascia dietro di sé e dentro di noi un’ombra. L’ombra di una presenza alla quale nel momento opportuno, sono sicura, ciascuno di noi saprà attingere per ricordarsi del bambino che è stato; per ricordarsi di guardare il mondo con la meraviglia che si cela negli occhi del bambino che è stato.

 

E tu, in che modo guardi il mondo?

 

Curiosità sull’autore

 

Antoine de Saint-Exupéry aveva davvero avuto un incidente simile a quello con cui il libro comincia. In un percorso notturno, mentre tentava di battere il record di volo Parigi-Saigon, il suo aereo era precipitato nel deserto. Antoine si era trovato nella stessa situazione che farà vivere al narratore del suo libro, nel 1942, quando lo scriverà.

 

Secondo te perché Antoine de Saint-Exupéry ha deciso di intitolare il suo libro in questo modo? “Il piccolo principe”: piccolo come piccoli sono i bambini; principe perché fa riferimento alla nobiltà d’animo del principe/bambino? Tu cosa ne pensi?

 

 

Spero che la recensione ti sia piaciuta e che ti abbia dato modo di riflettere. 

Torna a trovarmi, sempre qui.

 

A presto,

Libera

 

I segnalibri e le mini tele sono stati realizzati dalla mia amica Serena





 

 

 

 

 

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