Amore, musica e confetti : recensione del libro di Chiara Orlando

Quella di cui andrete a leggere è una storia di “amore, musica e confetti”. È una storia che si prospetta sin da subito essenziale, ma interessante.Ambientata in un piccolo borgo del Piemonte, racconta le vicende di Adria, giovane e poco ambiziosa donna che lavora in una confetteria locale. Adria vive un difficile rapporto con la sorella Brunilde e al contempo sembra affrontare la sua insignificante quotidianità nella morsa di inutili insicurezze, a farle compagnia inoltre, sono un adorabile gatto e la sua cerchia di fantastiche e spesso ironiche amiche. La monotonia si rompe con l’arrivo in città di Nicholas Zaliani, famoso compositore e musicista, giunto per risolvere questioni riguardanti un passato tormentato. I due si incontreranno per caso e riusciranno a dare “la svolta” ad un’esistenza apparentemente vuota.

“Musica e confetti” assumono un ruolo centrale nell'articolazione del racconto, sono elementi speciali: l’uno caratterizza Nicholas, l’altro Adria. Due passioni e due visioni differenti troveranno un equilibrio assoluto, collocandosi sul fondo di un cardine esclusivo, l’amore. L’andamento dello stile è conciso e lineare, alcuni tra i momenti salienti dell’antefatto si sviluppano attraverso una serie di flashback, ed è così che vengono riportati alla memoria del presente, i ricordi del passato. Il testo è breve e presenta delle tematiche lineari in cui il filo centrale della narrazione si intreccia, realizzando un agglomerato di fili. Trovare spazio in un insipido ed ordinario vivere è il nucleo della storia, concretizzarlo diviene il traguardo.

Il libro risulta gradevole e la trama seppure succinta, è scandita in modo preciso. Lo consiglio a chi desidera una lettura ricca di spunti riflessivi.

Anteprima

(…) Nicholas si sedette sullo sgabello, di fronte allo strumento: «Uno street piano. Conosco l'idea, ne ho visti a New York e Parigi. Non mi aspettavo di trovarlo anche qui, è una piacevole sorpresa.» «Ci suoni qualcosa, allora?», chiese Adria, trepidante. «Siamo solo due spettatori, potrà bastarti?», e gli consegnò il quaderno. «Una breve esibizione di nicchia. Non è male. Permettetemi di riscaldare le mani, prima», e cominciò a far scivolare le dita sui tasti, ripetendo scale, avanti e indietro, sempre più veloce.
***
Ma come fa? Fu il primo pensiero di Adria quando cominciò ad ascoltarlo. Aveva detto che si stava solo riscaldando, ma lei non aveva mai ascoltato qualcuno esercitarsi in quel modo così perfetto. C'era una tensione in lui, una carica di energia che si riverberava nei suoni che riproduceva su quei tasti bianchi e neri. Poi aveva cominciato a suonare sul serio. E lei lo sentiva, così come Coboldi. Se ne stavano con la schiena eretta, su quella semplice panca, ed entrambi avevano l'impressione che quella sobria sala d'attesa si fosse appena trasformata nell'occhio di un ciclone. Trattenevano il fiato e Adria provava una sorta di irrazionale timore misto a qualcosa di più potente. Euforia, no, esaltazione. Un senso di vertigine, come se si ritrovasse sul bordo di un dirupo. Aveva paura di cadere ma allo stesso tempo si chiedeva cosa avrebbe sentito se si fosse sporta troppo; ne sarebbe valsa la pena, lasciarsi andare e poter volare, anche solo per pochi attimi? Solo quando la musica ebbe termine riuscì a rilassarsi. (…)

Questo estratto del romanzo è stato inserito perché ha ispirato l'illustrazione a cura di Sara Russo.

A presto,
-Libera









Illustrazione a cura di Sara Russo




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